4.21 A proposito di…

Nel nostro precedente articolo abbiamo affrontato la tragicità delle misure di prevenzione personali applicate a chi ha subito una condanna e dopo un periodo più o meno lungo di carcerazione.

In questo senso, per quanto possiamo essere critici per le argomentazioni già trattate, diciamo che riusciamo a trovare un filo di comprensione, ma quando queste misure vengono applicate a persone che magari sono solo “sospettate” di avere commistioni con un mondo che non rispecchia la legalità e quando a queste misure seguono il sequestro dei beni, ecco che tutto ciò sa davvero di tragico e sembra appartenere in un paese confuso, pasticcione per usare un termine assai elementare.

 Ovviamente verrebbe da dire che se “esiste il sospetto” sia giusto prevenire! Noi diciamo no, in Italia esiste la presunzione di innocenza, qualcosa di meraviglioso da applicare accanto al nome di democrazia e giustizia e perciò non si dovrebbe stravolgere la vita personale e professione di un uomo se non si è certi che quella persona vada messa nelle condizioni di non commettere reati.

Dalle inchieste giudiziarie sappiamo che molte si risolvono in un nulla di fatto per intervenuta assoluzione o perché prosciolti (cioè non rinviati a giudizio), ma nel frattempo la persona si è vista spogliata di ogni suo bene, della propria dignità e costretta ad attendere, senza altra possibilità, la fine delle inchieste o la fine di un processo. Legate a stretto giro con tali misure sono i sequestri dei beni patrimoniali, molte aziende virtuose, in nome del “sospetto”, passano dalla gestione privata, alla gestione Giudiziaria. Paradossalmente tale gestione è quasi sempre fallimentare e ciò che ne consegue è la perdita di posti di lavoro e le aziende stesse poste in fallimento.

Non tutti sanno che, se si viene arrestati ingiustamente o indagati, venendo poi assolti o non rinviati a giudizio, il risarcimento non è automatico. Deve essere promosso dalla stessa persona che ha subito l’onda giudiziaria e viene concesso nel caso in cui venga accertato, in questo caso con una attentissima valutazione da parte del Giudice, che la persona ingiustamente arrestata o posta sotto inchiesta Giudiziaria, non abbia indotto in errore, con un comportamento doloso o colposo, il giudice che lo ha arrestato o indagato. Ma come può una persona, risultata innocente, essere causa del suo arresto? È qualcosa di assurdo che supera qualsiasi logicità e comprensione.

Quindi la colpa non è del giudice, è tua perché con il tuo comportamento (ti ricordo che sei innocente) hai fatto sbagliare il giudice.

Purtroppo, il nostro ordinamento è in più parti formato dalla cultura del sospetto, dalla presunzione di persistente colpevolezza che si distingue per i suoi tratti autoritari.

 

Ci chiediamo quindi: quando un privato viene espropriato del frutto del suo lavoro e la sua intera famiglia gettata per strada, senza contare la gogna mediatica, come si può parlare di “giustizia sociale”? Togliere il patrimonio a un innocente è efficienza o ingiustizia?

 

Come Chiesa abbiamo il compito di vegliare e consigliare i comportamenti privati di ogni cristiano nella sfera dell’intimità, ma abbiamo anche l’obbligo morale di mettere in evidenza tutte le discrepanze che un ordinamento giuridico può causare ad ogni singolo cittadino.

Ci fermiamo a riflettere sull’aspetto morale e sessuale, ma siamo molto latitanti sull’aspetto giuridico che coinvolge molte più persone nella nostra società.

Buona meditazione!

Sac. Antonino Scilabra

 

Carmelo vetro